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Maria Cristina Masserenti

Oltre il tappetino, consapevolezza di un praticante

Terminati i sei mesi di pratica yoga, voglio condividere con voi alcuni momenti che mi hanno fatto toccare con mano i benefici di questa disciplina.


Il primo è stato a Lione, a luglio. Con un gruppo di amici avevamo organizzato un week-end in questa cittadina e avevamo dedicato il sabato alla visita del borgo vecchio e della basilica situata su una collina prospiciente la città.

Tranne una breve sosta per un veloce panino a pranzo, avevamo camminato senza sosta dalle nove di mattina alle sei di pomeriggio, quando eravamo rientrati in albergo dove avevamo appuntamento con un secondo gruppo di amici in arrivo da Torino: il programma prevedeva cena insieme e passeggiata notturna per le vie della città.

La prospettiva non mi esaltava: ero stanchissimo e mi dolevano i muscoli lombari, come mi capita dopo una lunga passeggiata. Provai a rilassarmi con una doccia calda ma non ne trassi il beneficio atteso.

Decisi allora da farmi aiutare dallo yoga. Assunsi per circa cinque minuti la posizione di seduta sui talloni con braccia allungate avanti Balasana, poi per altri cinque minuti mi sdraiai sulla schiena e abbracciai le ginocchia in Apanasana, infine mi distesi in Shavasana e mi rilassai ripetendo mentalmente le istruzioni di Cristina. Via via che procedevo nel rilassamento sentivo l'energia ridistribuirsi nel mio corpo e fu così che un quarto d'ora dopo, quando fu il momento di andare a cena, mi sentii fresco e riposato e potei godermi la serata.


Le vacanze estive hanno sempre rappresentato un momento critico. Le trascorro in montagna e amo compiere lunghe escursioni, al termine delle quali mi ritrovo sempre con i muscoli lombari indolenziti, complice anche il pesante zaino: a quel punto basta un sforzo improvviso per causarmi una forte contrattura che mi immobilizza per qualche giorno e mi costringe a ricorrere ai medicinali.

La pratica dello yoga mi ha aiutato a risolvere questo problema in maniera duplice: non solo ha reso i miei muscoli più elastici e quindi più facili da stirare la sera per decontrarli, ma mi ha insegnato ad ascoltare il mio corpo.

Ho così scoperto che un cuscino troppo spesso accentuava la curvatura della mia schiena e che durante il sonno assumevo una posizione che accentuava le contratture. Cambiati cuscino e posizione, pochi minuti di asana dopo ogni gita furono sufficienti perchè il dolore lombare non si ripresentasse più.


E veniamo al terzo momento, più legato al quotidiano.

Qualche giorno fa, indispettito per uno dei tanti contrattempi che la vita ci riserva, mi venne in mente un parallelo con lo yoga.

Quando assumo un asana, c'è sempre qualche muscolo che protesta: dimenticato da lungo tempo, viene strappato alla sua beata quiete per essere stiracchiato con dolce fermezza. Lo yoga ci insegna ad accettare questo disagio, concentrando il nostro respiro sulla parte dolorante, che in questo modo si rilassa e ci permette di assaporare l' asana e ricavarne beneficio.

A questo punto mi sono chiesto se quanto mi aveva appena stizzito non fosse l'equivalente del muscoletto che strillava per l'insolito trattamento a cui è sottoposto e se accettare il contrattempo come accettavo il dolore del muscoletto non fosse il passo necessario per arrivare ad assaporare la giornata e, in fondo in fondo, la vita stessa.

Voglio provarci, non sarà facile ma voglio provarci.


– Claudio Nebbia

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