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Claudio Nebbia

Pillole di consapevolezza, riflessioni di un praticante

"Oooooommmmm"

Il nostro canto vibra nella sala, vi aleggia per qualche momento, poi si spegne.


Segue qualche istante di quiete assoluta, durante il quale cerco di prolungare la sensazione di pace che la pratica ha portato dentro di me.


Mi alzo, arrotolo il tappetino, raccolgo la coperta e i supporti, ripongo il tutto e mi avvio in silenzio verso lo spogliatoio. Sempre in silenzio mi dirigo verso l'uscita, saluto in fretta, troppe parole mi riporterebbero verso il mondo di ogni giorno, mentre voglio restare ancora in quello dello yoga.


Salgo in bicicletta, pedalo verso casa apprezzando il silenzio che c'è dentro e attorno a me; arrivato, parcheggio la bici, prendo l'ascensore e apro la porta di casa.

Mi accoglie il miagolio di Lilo, la gatta, il profumo del cibo e la voce di Piera che mi esorta a fare in fretta perché la cena è pronta. Dedico a tutto ciò solo una parte di me stesso, l'altra è ancora nel mondo dello yoga, in palestra con gli altri.


La mattina dopo di quella sensazione di pace resta solo il ricordo: nuovi impegni mi attendono e occupano la mia mente, non c'è tempo per lo yoga!


Ma deve per forza essere così mi chiesi un giorno? Lo yoga deve per forza restare confinato alla palestra? Come posso farlo diventare parte della mia vita?

Certo, iniziare la giornata con un saluto al sole è magnifico, ma poi? Ammesso che abbia la costanza di farlo, come vivo lo yoga nelle ore restanti?


Ho riflettuto a lungo su questo problema e sono giunto a delle conclusioni che voglio condividere con voi, in tutta semplicità e senza pretese.


Quando penso allo yoga la mia mente va subito agli asana e allo sforzo che mi costa mantenerli. Dapprima li ho visti come un mezzo per sciogliere muscoli e articolazioni, poi ho capito che essi avevano un secondo fine. Essi sono posizioni innaturali, alle quali il mio corpo non è abituato e richiedono tutta la mia attenzione per mantenerle. La mente, assorbita da questo sforzo, non ha più tempo per distrarsi con altri pensieri come accade quando il corpo assume le posizioni abituali, essa è consapevole di ciò che fa.

Ne ho dedotto che uno dei primi obiettivi della pratica yoga è la consapevolezza. Come posso coltivarla nella vita di tutti i giorni? A che cosa devo volgere la mia mente perchè essa sia consapevole?


Per iniziare ho deciso di ricercare la consapevolezza del mio respiro e del mio corpo, ascoltandoli.

Com'é ora il mio respiro? Profondo e regolare, coinvolge anche l'addome, oppure sottile e superficiale, limitato al torace? In questo secondo caso, perché è così? Quale pensiero mi agita, che cosa affanna la mia mente? Un impegno urgente? Una preoccupazione? Certo non posso rimandare l'impegno urgente e spesso la preoccupazione riguarda un problema reale, ma se rallento il respiro e lo rendo più profondo posso accettare l'impegno o la preoccupazione e affrontarli nel modo giusto, immergermi in essi e diventarne consapevole anzichè averne paura. In questo modo potrò prendere decisioni serene e non dettate dall'ansia o dal rifiuto.


Lo stesso vale per il mio corpo. Lo esamino e cerco di sentire se qualche parte è tesa. Perchè il mio petto è chiuso e le mie spalle sono rialzate? Che cosa mi causa quella tensione? La posizione che sto tenendo è corretta oppure, perso nei miei pensieri e nelle cose da fare, mi sto trattando male? Un momento particolare in cui ascolto il mio corpo è durante i pasti. Davvero ho bisogno di riempire il piatto? Magari, visto che il cibo è buono, potrei avanzarne un po' per l'indomani. Ho proprio bisogno del pezzettino di formaggio a fine pasto?


Seguendo questo metodo ho già registrato qualche piccolo progresso. Ho eliminato del tutto il "dolcino" a fine pasto, soprattutto durante le cene con amici, come pure il "digestivo", che il più delle volte metteva in crisi il mio apparato digerente. Sono diventato più attento a quello che mangio, ho ridotto le porzioni, smetto appeno sento che mi sono tolto la fame. E la cosa positiva é che non sento ciò come una rinuncia, mi sembra invece di aver rimosso un ostacolo, di essermi liberato di una zavorra.

La strada è ancora lunga e spesso mi dimentico di ascoltare il mio respiro e il mio corpo, devo trovare situazioni o oggetti che me lo ricordino nel corso della giornata.

Se trovo qualche sistema efficace ve lo farò sapere.


– Claudio Nebbia; allievo

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